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Non riuscite a riconoscere i volti delle persone, nemmeno di quelle che vedete più spesso? Potreste fare parte del 2,5% della popolazione che soffre di prosopagnosia.
Avete mai sentito parlare di prosopagnosia? È una di quelle malattie che, sebbene non porti alcun rischio effettivo per la salute, può causare molte difficoltà a chi ne soffre. Si tratta di un disturbo che, se paragonato ad altre malattie, colpisce una fetta abbastanza consistente della popolazione: pare che il 2,5% della popolazione mondiale ne soffra e il conto possa arrivare al 10% se si tiene conto anche delle forme più lievi. Ma che cos’è la prosopagnosia? Cosa porta allo sviluppo di questa malattia? Andiamo a scoprirlo.
Cos’è la prosopagnosia?
A chi non è mai capitato di non riconoscere una persona con la quale si ha già avuto a che fare o di dimenticare un nome? Queste esperienze, seppur rare, possono darci una vaga idea di ciò che i pazienti affetti da prosopagnosia (dal greco prosopon, faccia e a-gnosis, non conoscere)vivono ogni giorno. Infatti, questa malattia viene chiamata comunemente cecità dei volti per un motivo.
Gli individui affetti da tale disturbo, a seguito anche di cambiamenti molto lievi, non sono più in grado di riconoscere persone con le quali hanno avuto a che fare o con le quali hanno contatti tutti i giorni. Ebbene sì, nelle forme più gravi di prosopagnosia i soggetti arrivano a non riconoscere il proprio figlio, partner o genitore.
Il cambiamento che causa quest’impossibilità di ricordare una persona potrebbe essere molto semplice, come il taglio di capelli, una leggera alterazione del tono della voce o semplicemente un cambio di abbigliamento.
Prosopagnosia: le cause
La prosopagnosia può essere una patologia congenita, quindi presente fin dalla nascita, o acquisita. Solitamente è causata da un’anomalia presente nel sistema nervoso, più precisamente nella circonvoluzione fusiforme, la parte del cervello responsabile, tra le altre cose, del riconoscimento dei volti.
Si tratta di una malattia per la quale è difficile effettuare una diagnosi, soprattutto nelle forme lievi. A tal proposito, la City University e il King’s College di Londra hanno creato un test che permette di individuare la possibile presenza del disturbo. Il test, in lingua inglese, è reperibile online all’indirizzo troublewithfaces.org.
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